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#iovivodelmiolavoro – Il mondo della wedding industry ci mette la faccia

Volti. Per non essere più invisibili. Sono quelli che mostrano alle istituzioni gli operatori siciliani del settore wedding. È la campagna social #iovivodelmiolavoro lanciata dalla Associazione Wedding Planner Palermo aderente alla Confcommercio di Palermo e che riunisce anche operatori e maestranze che lavorano nel comparto. Una denuncia, e insieme un’opera di sensibilizzazione, che passa anche attraverso un video pubblicato sulla pagina Facebook dell’Associazione.

Il secondo stop imposto dal Governo Nazionale a ottobre, con due DPCM a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, e dopo il primo fermo del lockdown nazionale del marzo scorso, ha travolto tutte le professioni della filiera degli eventi.

«A migliaia di aziende e professionisti che operano nel comparto matrimoni ed eventi è stato chiesto, ancora una volta, di fare “un sacrificio” in nome dell’emergenza sanitaria – ha scritto la presidente dell’Associazione, Michela Cannatella. In un comunicato ufficiale -. La risposta degli operatori del settore è stata come sempre civile, diligente e responsabile».

#IOVIVODELMIOLAVORO MICHELA CANNATELLA

A fronte di questa responsabilità, però, non c’è stata da parte delle Istituzioni una risposta adeguata. Né in termini di ristoro, né in termini di riconoscimento professionale. Una definizione che proprio le categorie coinvolte non hanno digerito è stata quella di “attività non indispensabili”. Una accezione carica di burocratismo, figlio di una concezione culturale che guarda all’economia secondo le categorie del sistema produttivo disaggregato nei tre settori classici: primario, secondario, terziario. Una definizione che non ha tenuto conto dei profondi cambiamenti sociali che fanno oggi del terziario il settore più complesso per la molteplicità dei servizi richiesti da una società sempre più articolata e multiforme.

In Italia il comparto del wedding nel 2016 ha fatturato 15 miliardi di euro. Dal 2016 si sono avute percentuali di crescita del 2% all’anno. Le imprese di organizzazione di feste e cerimonie, tra questi i wedding planner, sono più di 1600; 1300 le imprese che operano nel settore del catering e della banchettistica; 22.000 imprese di confezione di “altro abbigliamento esterno”, tra cui abiti da sposa e cerimonia; 30.000 attività di commercio al dettaglio di confezioni per adulti; 14.000 negozi al dettaglio di fiori e piante e 1.300 di bomboniere; 11.000 attività di riprese fotografiche e 235 agenzie matrimoniali e d’incontro.

 

CAMPAGNA #IOVIVODELMIOLAVORO

Michela Cannatella, state pagando il costo di esercitare professioni nuove e, forse anche per questo, per un equivoco di ordine culturale, definite “non indispensabili”, quindi marginali?
«Sì. Credo di sì. Molte della professioni che sono all’interno del comparto eventi, sono professioni nuove che nella impossibilità di essere identificate in un codice ATECO (è la classificazione adottata dall’ISTAT e dalle principali istituzioni economiche e governative, ndr) vengono inglobate per analogia nelle categorie più prossime. Lo stiamo pagando amaramente, anche rispetto alla misura dei ristori economici. Prendiamo per esempio la posizione dei wedding planner: non esiste un codice ATECO specifico; esiste un ATECO all’interno del quale ci sono organizzatori di feste e cerimonie, vuol dire tutto e niente. Lo stesso problema lo hanno gli atelier, per esempio, perché sono negozi specializzati per la vendita di abiti da sposa ma rientrano nel settore generale del commercio come vendita al dettaglio di abbigliamento. Ecco perché nel precedente decreto ristori non sono rientrati gli atelier».

OPERATORI DEL SETTORE VIDEO #IOVIVODELMIOLAVORO

Quanto costerà alle aziende del settore essersi fermate e che previsioni di ripresa ci sono?
«Il settore copre una buona fetta del PIL nazionale, ed è strettamente connesso alle caratteristiche del territorio e al turismo. La Sicilia, come la Sardegna, la Toscana, sono anche destinazioni turistiche, vocate, per clima, gastronomia, location ad essere considerate wedding destination. Nel meridione, poi, c’è una solida tradizione delle feste di matrimonio, eppure siamo stati i primi a essere travolti dalle misure di contenimento. Oggi, di fronte a questa nuova ondata di contagi, che è davvero disastrosa, probabilmente non c’è altro da fare se non fermarsi. Il guaio è che si tratta di uno stop che ci costa tanto. Il sacrificio che abbiamo fatto nella prima parte del 2020 ci ha portato a una leggera ripresa tra agosto e settembre, ma ora la prospettiva è che il comparto non ripartirà prima di aprile del 2021. Per tutte le aziende del settore sarà difficilissimo, in termini economici, arrivarci e non tutti ci arriveranno. Abbiamo investito in procedure di sicurezza sanitaria, a fronte di promesse che non sono state mantenute e anche la misura del credito di imposta non appare congrua. Il credito di imposta lo devi anticipare, ma se non c’è cassa cosa anticipi?».

Come bene ha spiegato Michela Cannatella non c’è cassa a causa delle migliaia di nozze annullate. Nel 2020 si sarebbero dovuti realizzare in Italia circa 200 mila matrimoni, di cui più di 9 mila stranieri, con un valore pari a circa 42 miliardi di euro. Solo tra marzo e aprile sono stati cancellati 17 mila matrimoni, saliti a 50 mila tra maggio e giugno, con una perdita stimata per l’indotto di circa 26 miliardi, pari ad oltre l’80% del fatturato rispetto allo scorso anno.

OPERATORI DEL SETTORE WEDDING PLANNER #IOVIVODELMIOLAVORO

Che cosa è accaduto nei mesi del lockdown e dopo?
«In linea di massima l’andamento è stato questo: a marzo eravamo in una situazione di cui non avevamo idea, eravamo tutti spaventatissimi. Il primo istinto di tutte le coppie è stato quello di posticipare all’anno prossimo. Con l’andamento positivo alcune coppie sono ritornate sui propri passi. A giugno un cambiamento di rotta di un venti per cento di coppie che hanno scelto di sposarsi, anche se c’erano condizioni di distanziamento da rispettare, nei mesi di agosto e settembre. Alcune coppie che avevano posticipato, osservando una situazione in corso di stabilizzazione si sono proiettate a fissare le nozze tra ottobre novembre dicembre. Quindi ci sono stati i DPCM del 12 ottobre e del 24 ottobre. Il primo ha ridotto a 30 le persone che potevano prendere parte ad una cerimonia di nozze. Una comunicazione il giorno prima per il giorno dopo. Non c’è stato neppure il tempo per fermarsi a rinviare. Altri hanno spostato in avanti il loro progetti. In quei giorni ci siamo inventati di tutto: matrimoni in tre tranches, una di mattina, una di pomeriggio, una di sera. Poi la mazzata finale che vietava ogni attività. Molti operatori hanno investito e programmato. Ci sono forniture e relativi pagamenti per il periodo marzo – dicembre. Gli eventi non si preparano oggi per domani, ma con mesi di anticipo, per essere pronti a “celebrare” i matrimoni avendo tutto pronto. Ci sono aziende che non sanno come onorare impegni assunti con contratti sottoscritti nei mesi scorsi o addirittura l’anno precedente».

 

OPERATORI DEL SETTORE PARRUCCHIERE #IOVIVODELMIOLAVORO

Quante persone operano nel wedding e come si è specializzato il settore, perché le Istiituzioni non lo “vedono”?
«Fare stima non è semplice. Dagli abiti da sposa, alle bomboniere, fotografi e videomaker, fino alle fiere dedicate, fiori, catering, location matrimoniali, musicisti, noleggi di auto, parrucchieri e make-up artist specializzati, wedding planner. Poi c’è la filiera, dall’agroalimentare fino al tessile e all’accoglienza. In tutti questi ambiti esiste un sottobosco incredibile, anche questo è un prezzo che paghiamo. È un sottobosco che lo Stato non vede in termini di fatturato che non è fatto di partite IVA ma di attività occasionali o stagionali che difficilmente riescono a essere tracciabili e allo stesso tempo ristorabili. È il cane che si morde la coda. La cosa che è balzata agli occhi, con il decreto ristori legato al DPCM del 24 ottobre è che, al di là dei codici ATECO, chi ha definito le linee di intervento non ha cognizione di causa di questo mondo produttivo, di quanto sia vasto e variegato e perfino altamente specializzato. La wedding industry si è talmente affinata nelle sue offerte da avere creato professionalità specifiche. Ieri c’era la parrucchiera, oggi c’è la bridal hair stylist che lavora solo ed esclusivamente sulle acconciature da sposa».

OPERATORI DEL SETTORE FIORISTA #IOVIVODELMIOLAVORO

La Regione Siciliana, al contrario dello Stato, ha tentato una via di sostegno al comparto?
«La Regione Siciliana si è espressa positivamente verso questo settore, che rientra nell’ambito del turismo, ed anzi ha sempre sposato la causa del turismo del wedding. Nel periodo della pandemia ha deciso di spingere le coppie a sposarsi garantendo loro un bonus spesa di 3000 euro. La cosa però non ha funzionato ed ora è definitivamente caduta perché è in conflitto con le misure restrittive. Il provvedimento rappresentava anche delle criticità nei criteri di accesso, che abbiamo ritenuto limitanti e poco funzionali a spingere il turismo del wedding. Intanto perché si poneva il vincolo che almeno uno dei due sposi doveva essere residente in Sicilia; quindi non esattamente la misura più accattivante per la wedding destination. Poi veniva posto un limite di reddito ISEE di 30mila euro per le famiglie di provenienza degli sposi. Tradotto: sostegno ai redditi non troppo alti, il che significa escludere la fascia di mercato che investe di più sulle maestranze e sulle location, come per esempio le dimore storiche. Sarebbe stato più produttivo estendere il bonus a tutti con la consapevolezza che si sarebbe trattato di un imput per sostenere il settore del wedding»

PROTESTA #IOVIVODELMIOLAVORO

Cosa chiedete con il vostro video denuncia #iovivodelmiolavoro ?
«Con la realizzazione del video di denuncia #iovivodelmiolavoro vogliamo mostrare i nostri “volti invisibili” alle istituzioni, nazionali e regionali che sono rimaste sorde alle richieste di aiuto; quante professionalità, quanti lavoratori, quante aziende confluiscono nella realizzazione di un evento. Il nostro è un appello affinché si capisca che il mondo degli eventi vive di questo lavoro che va tutelato e sostenuto con aiuti concreti e tangibili. Noi viviamo del nostro lavoro. Chiediamo aiuti economici sostanziali e un sostegno concreto per superare la crisi e non essere costretti a chiudere le nostre attività».

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