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Barbara Ronchi della Rocca. Galateo e buone maniere

Barbara Ronchi della Rocca, giornalista, voce radiofonica, esperta di buone maniere e autrice di diversi libri sull’argomento, consulente cerimonialista per la Presidenza dalle Repubblica all’epoca di Oscar Luigi Scalfaro.

Una signora: nei modi, nel tratto, nella eleganza sobria e insieme ricercata del vestire.

Barbara Ronchi della Rocca è tra le più accreditate consulenti di grandi aziende e istituzioni e docente di protocollo istituzionale presso i corsi dell’ANCEP, l’Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici.

L’abbiamo incontrata per Nozze in Città nella Sala delle sculture del Museo Pepoli, nei giorni precedenti al lockdown nell’ambito di una iniziativa congiunta di Ancep e Fidapa Trapani.

Dall’intervista con Barbara Ronchi della Rocca è emerso un importante elemento di costume, che non è un giudizio, ma piuttosto una presa d’atto di una trasformazione sociale:
le relazioni oggi sono più snelle e meno ingessate, ma sembrano però avere sdoganato anche la maleducazione e l’ignoranza di alcune elementari regole del vivere, e del vivere civile.

Barbara Ronchi della Rocca NOZZE IN CITTÁ

Regole codificate nel galateo, cambiate al modificarsi dei tempi, ma ancora valido dove il rispetto della forma è, anche e prima di tutto, rispetto della sostanza.

«Le buone maniere – afferma Barbara Ronchi della Rocca – sono una scienza che si evolve, che ha superato il periodo di chicchere e piattini per servire il tè. Per altro va benissimo, comunque, saper ricevere in casa; saper creare un ambiente gradevole per gli ospiti è sempre importante. Ora le buone maniere stanno vivendo una nuova vita nell’ambito del lavoro, non dimentichiamo che esiste un galateo aziendale, esiste un modo di approcciarsi alle culture diverse. C’è un galateo internazionale».

COSA SONO LE BUONE MANIERE?

«Molti pensano che sia un mondo di non fare questo, non fare quello… cioè un occhiuto super ego, anche abbastanza antipatico. In realtà il mondo della buone maniere, e conoscerlo sul piano storico è impagabile. È una vera macchina del tempo. Se io prendo un galateo del 500 mi si squaderna davanti la vita vera, non quella dei libri, dalla quale emergono i modi di fare veramente molto diffusi.

E poi sul piano della geografia lo studio dei modi di fare, di dire, di essere degli altri paesi ci rende veramente molto più coscienti delle differenze, delle culture, delle civiltà. Per esempio le nostre mamme ci raccomandavano quando eravamo ospiti in casa altrui, di non sporcare la tovaglia. In Cina questo comportamento sarebbe di grande offesa verso l’anfitrione, perché se io non sporco la tovaglia, non sgocciolo, non sbrodolo, dimostro di non aver gradito il cibo. Quindi mando un messaggio subliminale che è negativo».

DIFFERENZA TRA PASSATO E PRESENTE?

«Nel galateo dell’800 c’erano tutta una serie di regole astruse e non giustificabili. È stato un bene, in un certo senso, sveltire il modo di rapportarsi con gli altri. Però c’è sempre un punto di rottura. La buona educazione di oggi non è una formalità. Non si può fare e dire, sempre e comunque, in ogni momento, quello che ci fa comodo. O meglio: posso farlo! ma allora vado ad abitare su un atollo deserto a coltivare l’apoteosi dell’egocentrismo e non nuoccio nessuno. In una vita normale, fare quello che mi comoda, in un momento che mi comoda, è un’offesa continua, a chi ci guarda, a chi ha, come ciascuno di noi, rapporti di lavoro, di affetto, di cordialità.

Se ci pensiamo, anche la puntualità è una questione di rispetto. Dietro ogni mancanza di forma, oggigiorno c’è una mancanza di sostanza. Se io mi glorio di non indossare mai giacca e cravatta, benissimo, è un diritto! Però, allora, non devo accettare inviti ai matrimoni, perché il mio andare in maglietta offende chi in quella cerimonia investe i propri sentimenti, la propria dignità. E offende anche gli altri che si son cambiati d’abito per l’occasione. È come se dicessi loro indirettamente: siete degli sciocchi che obbediscono a queste regole, io invece sì che sono furbo».

REGOLE SPESSO DIMENTICATE NELLE CERIMONIE DI NOZZE?

«L’errore più frequente? Abbinare lo champagne con i dolci, le torte… perché? Perché lo champagne è un vino da salati. Lo champagne o lo spumante brut, sono bollicine da salati, da bere con il pesce, con il salame, con tutto il pasto, ma non con i dolci. Con i dolci ci sono altre bollicine, quindi il moscato, lo spumante d’Asti, diciamo che ci sono dei moscati in tutta Italia stupendi. L’errore è bere lo champagne con la torta nuziale. I nostri sposi, spesso più generosi che colti, fanno questa commistione e poi gli ospiti dicono… “ti ricordi la torta, non era buona, sapeva di acido”. Non diamo la croce sulla povera torta. Il problema è che lo champagne, accomunato con la panna, con le uova, con lo zucchero, gira irrimediabilmente all’acido.

E poi la relazione tra la cucina e la sala, due pilastri fondamentali. Adesso per questi archi-chef sembra che tutta la partita si giochi in cucina. Invece il cibo migliore, presentato male, servito male, con gli abbinamenti sbagliati, non è assolutamente buono. Quindi riportiamo importanza anche alla sala. Diciamo ai nostri ragazzi, che un bravo maitre di sala vale come un grande cuoco»

IL RISPETTO DELLE REGOLE AIUTA A VIVERE MEGLIO?

«Credo che ci facciano vivere meglio perché in realtà anche quelli che dicono “io me ne infischio” poi, in realtà, il tarlo del fare bella figura, del voler essere accettati dagli altri, lo hanno come tutti. Un po’ di regole sono un ansiolitico. Troppe no. Troppe mettono ansia.

Pensiamo a quando si deve organizzare una cerimonia: la nevrosi della sposa. Tipica! Ebbene la sposa più segue le regole e meno è nevrotica. Perché sa che cosa i terribili parenti che vengono da fuori sapranno pretendere da lei e potranno pretendere. Quindi saper le regole è utile, ci permettono di dire: ho fatto la cosa giusta nel momento giusto»

GALATEO, MEDIA E SOCIAL NETWORK

«Viviamo in un’epoca in cui s’è perso quello che si definisce il comune senso del pudore. Ma questo non solo sull’abbigliamento. Manca il comune senso del pudore sui sentimenti: del proprio intimo della propria vita privata. Non avere pudore ci espone anche in maniera pericolosa.

Ricordiamoci che non c’è niente di veramente privato sulla rete. Uno degli errori più gravi che si commettono è affidare a queste piattaforme commenti, giudizi, ricordi, foto che magari fisicamente non faremmo vedere ad una persona estranea. Invece ci prende la febbre del web e lo facciamo. La prima regola è: non scrivete niente che non direste a chiunque. Se c’è anche una sola persona che non vorreste che leggesse questa frase, allora, non scrivetela».

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