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Spese matrimoniali, sostegni in arrivo?

Allo studio un bonus per gli sposi e aiuti per il comparto

Spese matrimoniali: potrebbero essere in arrivo bonus per gli sposi, mentre allo studio del Parlamento c’è un sostegno economico per le imprese.

C’è a chi i matrimoni non piacciono. C’è a chi i matrimoni piacciono. C’è chi i matrimoni li sopporta. E poi c’è chi i matrimoni dovrebbe supportarli, ma mostra insofferenza. Qualunque sia la fazione di appartenenza, c’è unanime concordanza su un fatto: i matrimoni costano.

Ecco perché il Bonus matrimonio previsto nel DL sostegni Bis potrebbe essere una boccata d’ossigeno durante l’iter organizzativo del coronamento del Sogno d’Amore in questo periodo arido e per i successivi due anni, 2022 e 2023. Un intervento in grado di sostenere le spese matrimoniali delle coppie

QUANTUM BOCCIATO?

Il Bonus Sposi, bocciato dalla commissione bilancio qualche giorno fa, prevedeva una detrazione del 25% sulle spese per la cerimonia nuziale, fino ad un massimo di 25mila euro, per le spese documentate, quali  ristorazione o catering, per l’affitto della sala, per il servizio di wedding planner, per gli addobbi floreali, gli abiti degli sposi, il servizio di trucco ed acconciatura e per quello fotografico. La misura volta a coprire la maggior parte delle spese matrimoniali per l’organizzazione dell’evento, sarebbe stata divisa in 5 quote annuali di pari importo in dichiarazione dei redditi, per un massimo di 6.250 euro. Cifra, se non sufficiente, quantomeno necessaria ad agevolare i futuri sposi.

NUOVI CONTRIBUTI PER L’IMPRESE DEL SETTORE WEDDING

Per “mitigare la crisi economica derivante dall’emergenza epidemiologica da Covid-19” è stata la motivazione, invece, a supporto dell’approvazione dell’emendamento che stanzia i 60 milioni, a fondo perduto,  alle imprese del settore wedding, intrattenimento, all’horeca  (hotellerie-restaurant-catering).

Tale contributo ammonta al 30% della differenza tra il calo di fatturato annuale del 2020 e quello del 2019. Alle attività avviate dal 2019 andranno invece 5mila euro. Ne possono beneficiare i titolari di partita Iva residenti o stabiliti nel territorio italiano, che svolgono attività d’impresa, arte o professione o producano reddito agrario, operanti nel settore della ristorazione collettiva o del wedding, previa autocertificazione che attesti il calo di fatturato ed il codice ATECO di appartenenza.

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CONDITIO SINE QUA NON: IL CONSENSO EUROPEO

L’articolazione dei provvedimenti è ancora in corso. L’ efficacia delle disposizioni che abbiamo brevemente riassunto è subordinata, però, al placet della Commissione Europea, ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

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