Le donne indiane senza utero per essere più produttive

Le donne indiane per lavorare nelle piantagioni di zucchero ed essere più produttive si fanno togliere l’utero. Rinunciando per sempre alla maternità e mettendo in serio rischio la loro salute. Accade in alcune regioni dell’immenso e popoloso subcontinente indiano.

Durante i mesi del raccolto vivono in tende, senza acqua corrente né luce; sveglia alle tre di notte e lavoro ininterrotto per circa 10 ore sotto il sole cocente, con un solo giorno di riposo al mese. Sono i mukadam, uomini, a controllare il lavoro e sono sempre loro che “suggeriscono” alle donne di sottoporsi all’intervento di isterectomia totale, cioè la rimozione dell’utero e della cervice uterina per eliminare i dolori mestruali e per non restare incinte ed evitare, quindi, anche i problemi legati ad un eventuale parto.

L’unico obiettivo dei proprietari delle piantagioni è aumentare la produttività, ma convincono le lavoranti a togliere l’utero argomentando che è una pratica utile per evitare il tumore. Non solo, ma il costo dell’intervento è a carico delle donne che durante ricovero e convalescenza non vengono retribuite.

L’isterectomia viene proposta dai mukadam alle lavoranti come un banale intervento. Non solo non è banale, ma con una serie di conseguenze, a parte la gravissima privazione della maternità, che inizialmente le donne non possono immaginare.

L’isterectomia blocca la produzione di ormoni e provoca una menopausa precoce con tutte le conseguenze che essa comporta. Donne di 20 anni si ritrovano sterili e quando ne avranno 30 anni ne dimostreranno almeno 50, con un corpo precocemente invecchiato.

Nel resto del mondo questo tipo di intervento riguarda solo il 3% delle donne con più di 50 anni. In compenso avranno aumentato la produttività con il loro lavoro nelle piantagioni di canna da zucchero.

Lo status e il ruolo sociale e civile delle donne in India è stato soggetto a molti cambiamenti nel corso della sua storia millenaria. Da una quasi totale pari dignità con gli uomini nei tempi antichi, si è passati attraverso i punti più bassi del periodo medievale.

La storia dei diritti delle donne indiane è ricca di avvenimenti; nell’India contemporanea le donne hanno ricoperto cariche istituzionali importanti: Presidente della Repubblica, Primo Ministro, Presidente del Lok Sabha, la Camera Bassa del Parlamento, e leader dell’opposizione.

Tuttavia le donne continuano in tutto il Paese a subire violenze sessuali, sfregi con l’acido, uccisioni per accaparrarsi la dote; molte giovani donne vengono costrette a prostituirsi da trafficanti e sfruttatori.

Secondo un sondaggio compiuto dalla  Thomson Reuters, l’India è il quarto paese più pericoloso al mondo per le donne, ed il peggiore tra i paesi industrializzati. Un importante strato della popolazione femminile indiana continua a vivere in una condizione di discriminazione e di inferiorità rispetto agli uomini. (Citazione Wikipedia)

L’India, con il Brasile, è il più grande produttore mondiale di zucchero ma è anche quello con il più basso consumo e così il governo cerca di convincere la popolazione a mangiare più zucchero con incentivi per non fare crollare i prezzi che creerebbero gravi problemi economici all’intera filiera. Il tutto ai danni delle donne indiane che vengono sacrificate nelle piantagioni già dall’età di 10 anni.