Lo prendo io! Il volo del bouquet: a chi tocca… tocca!
Appena i petali di rosa ed i chicchi di riso terminano il loro viaggio aereo dalle mani degli invitati al pavimento del sagrato, con scalo sulle teste e sugli abiti degli sposi, arriva il momento dei baci, degli auguri, dei “quanto sei bella” e “oh! che emozione vederti entrare così spumosa!”. Ogni ospite donna in età da marito, cerca di attirare l’attenzione della protagonista, di fare in modo che questa la metta a fuoco e studi bene la rotta dell’altro volo: quello del bouquet.
La tradizione augurale del lancio del bouquet, nata intorno al XIV secolo, promette alla signorina che lo afferra la stessa fortuna appena occorsa all’amica, augura a tutti nuovi e prossimi festeggiamenti. I fiori d’arancio che simboleggiano universalmente il matrimonio, venivano usati dalle spose arate per adornarsi le teste nel loro giorno più bello; presto raggiunsero l’abito e poi le mani che, raccogliendoli in un mazzetto, li trasformarono in bouquet.
Col tempo e con le mode, i fiori del bouquet, hanno accolto ogni specie e colore che s’intonasse bene con l’abito della sposa, ma tra questi si cerca sempre di includere un fiore d’arancio che auguri felicità e ricordi la tradizione. Questo bel mazzo di fiori rappresenta l’ultimo regalo che lo sposo fa alla sua fidanzata che se ne libererà lanciandolo al gruppo di amiche nubili, come dire “ce l’ho fatta! vediamo a chi tocca adesso”.
Sul sagrato dopo la messa, in giardino dopo il buffet o prima che la sposa salga sull’auto che la porterà lontana col suo uomo, il bouquet spicca il volo per andare a contagiare un’altra speranzosa fanciulla.
In una di queste postazioni, infatti, si sarà creato una sorta di ginepraio: fidanzatine che ammiccano al loro pavido principe; bimbette che prefigurano la loro favola; ninfette più o meno giovani che non hanno ancora individuato la propria vittima; divorziate promotrici del riciclo ed intenzionate alla recidività; due o tre single di vocazione, spinte nel mucchio da qualche vecchia zia, che si rimpiccioliscono per evitare di essere minimamente sfiorate dal contagioso mazzolino: un fugace ed ilare trambusto di cui si parlerà sfogliando l’album di nozze e che potrebbe ricordare una delle colorate e caotiche sceneggiature di Almodovar!
La sposa nella sua candida spuma, chiama a raccolta le zitelle che ha invitato; ella mal cela il recentissimo orgoglio e guarda con aria sadica la giovane cognata cui non intende riservare alcun favoritismo, mentre si procura una maschera premurosa ed affiliante per l’ex del neo sposo, divenuta amica del cuore: è di lei che vuole disfarsi bloccando con un catenaccio il ferro che si è appena messa dietro la porta. Nel frattempo l’amica divorziata si fa largo tra le nubili in prima fila sgomitando e “sfaticando”; qualche ninfetta, ovvero “schetta ranne” allenata da strenue sedute in palestra, prende le misure per spiccare il suo salto aerobico e fregare tutte arrestando il bouquet ancora in volo; le bimbette ostacolano ogni prassi fermando i loro talloni sulle punte dei tacchi dodici; ma quel sornione del bouquet si poserà ai piedi retrattili di una single per scelta, ovvero una timorosa, “scannaliata” e reticente fanciulla, leggiadramente “ammuttata” nel mucchio dalla nonna!