Mamma mi voglio sposare. Quando il caso dice la combinazione

Prima che cominciasse tutta questa faccenda, questa sconvolgente ed inattesa pandemia,  e che si manifestasse attimo dopo attimo in tutte le sue sfaccettature etiche, politiche, amministrative, sociali, psicologiche e, non da ultimo, pratiche e contingenti, poco prima di tutta sta gran confusione annichilente, dicevo, la figlia mia numero uno, mi aveva detto “mamma, mi voglio sposare”.

Accolsi la notizia sul vagone di un treno continentale, stavamo andando a conoscere i miei futuri consuoceri. Infatti la questione del “figghia mia a’ ccu t’ha dare” noi l’avevamo evasa già da qualche anno: la ragazza s’era procurata adeguato fanciullo già da tempo e ci conviveva anche.

Nell’espressione: “mamma, mi voglio sposare”, al giorno d’oggi, non si nasconde alcun pruriginoso impellente desiderio.  La sopracitata dicitura, può indicare solo due cose: a) sono incinta; b) accumincia a canziare piccioli.

 Sapevo, quando la figlia mia si espresse, di poter escludere l’opzione a), ma siccome ero e sono consapevole che per l’organizzazione di uno sposalizio i piccioli da canziare non sono pochi, mi giocai la carta probabilità avallata dalle esperienze personali, e le dissi:
“che bello amore ma se vuoi dei bambini o sei già incinta, non è necessario che tu ti sposi. Puoi diventare madre senza vincolarti legalmente”.

Ci ho provato. Ci ho provato perché pagare una festa di matrimonio non era la mia priorità e perché tutto considerato le carte da tirare fuori, le noie e le camurrie di un divorzio eventuale, le conosco e non le auguro a nessuno, meno che mai ai figli fatti miei.

Niente non ci fu bluff o potenza persuasiva, la mia bambina è innamorata e anche se già convive col suo eclettico e paziente principe azzurro, desidera con tutta se stessa dire al mondo intero che lei sì che l’ha trovato, lei sì che inzittò l’altra metà della mela!

Messa davanti a questo entusiasmo, commossa, vagamente invidiosa, ma soprattutto rassicurata dallo sguardo di un genero in cui leggevo lo stesso identico entusiasmo della prola mia, le diedi il via affinché cominciasse ad espormi idee e desideri per l’evento.

Per prima cosa, la figlia mia, accantonò data e luogo, la qualcosa mi rasserenò alquanto, e prese ad elencare nominativi di gente la cui presenza all’evento pareva irrinunciabile. Citando prima gli amici del cuore e poi i familiari, dato confortante sul piano umano e dell’emancipazione sociale, ni vittimo immediatamente perse, considerato il numero di parenti strettissimi. Cioè, anche volendo escludere e non potremmo mai farlo, tutti i pleonastici nuclei familiari di innumerevoli Francesche e Franceschi Adragna, sulu sulu, di frati e cucini primi, fussimo 150!

Ora, lungi da me benedire le circostanze contingenti con tutto quel che ne è derivato, ma quando il nostro capo del governo se ne uscì con la faccenda dei trenta invitati massimo, presi la cornetta e chiamai la prola mia:
“Cate, amore mio, unn è megghio che ti mariti ora?”

PICCOLO GLOSSARIO SICILIANO – ITALIANO

figghia mia a’ ccu t’ha dare: figlia mia chi ti devo dare( quale uomo è  giusto per te)
accumincia a canziare piccioli: comincia a mettere da parte i soldi
camurrìe: seccature
inzittò: trovò
ni vittimo: ci siamo viste