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Le unioni civili, presa d’atto di una società che cambia

L'amore senza genere

Non è scontato che il vero amore germogli per una persona di sesso opposto; non lo è mai stato.
Grazie anche alla recente normativa (legge Cirinnà del 20 maggio 2016, n. 76 “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”) che ha preso atto dei mutamenti della società, crescono le unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Uomini e donne che hanno piena coscienza e consapevolezza di loro stessi e il coraggio di scacciare ogni finzione.

L’amore è l’unica espressione di vita che, nonostante le maschere, gli inganni, le omissioni, i rifiuti e i differenti modi di dissimularlo, riesce sempre ad emergere con la spontaneità e la libertà di cui necessita per manifestarsi.

La bellezza dell’amore sta proprio nella sua capacità di nascere dal niente e di diventare tutto. L’amore, come il matrimonio, sono esperienze che possono travolgerti e allo stesso tempo farti scoprire la tua vera personalità, le tue ambizioni e i tuoi obiettivi. Mentre l’uno arriva senza volerlo, sboccia nel cuore, l’altro è una scelta dettata dalla volontà spontanea di trascorrere il resto della vita con la persona che si ama.

La legge sulle unioni civili ha consentito a tanti di manifestare, senza limiti o vergogna, nella piena libertà, il proprio amore, la propria omoaffettività (l’inclinazione a provare sentimenti amorosi verso persone del proprio sesso), termine che preferiamo a omosessualità perché inclusivo degli aspetti sentimentali e affettivi impliciti nel matrimonio (e che ovviamente non esclude l’omosessualità).

I dati Istat sulle unioni civili, dall’entrata in vigore della legge al 31 dicembre 2017, dicono che i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono stati in Italia 6.712 (2.336 nel 2° semestre 2016 e 4.376 nel corso del 2017) che hanno riguardato prevalentemente coppie di uomini, 4.682 unioni, il 69,8% del totale. Le coppie di donne sono state 2030 (il 30,02%).
È ancora forte il cosiddetto gender gap, sono più le coppie di uomini che quelle di donne, come in tutti i Paesi che hanno introdotto le unioni civili. Il gap diminuisce man mano che vengono ampliati i diritti, introducendo l’adozione e passando al matrimonio. Il 60% delle registrazioni nei comuni del Nord, il 28% al Centro e il 12% al Sud.

Gli uniti civilmente hanno un’età media di 49,5 anni se maschi e di 45,9 anni se femmine.

Anche in provincia di Trapani possiamo affermare che il costume è cambiato e le unioni civili sono accettate.
Prendendo solo in esame i comuni di Trapani ed Erice abbiamo tra il 2016 e il 2017, 28 unioni civili: 18 nel capoluogo e 10 a Erice.

La prima unione civile in provincia di Trapani è stata registrata nel 2016 nel comune di Erice, tra due uomini e poi nel 2017 nel comune di Trapani, a Palazzo d’Alì, due donne sono state unite in matrimonio. Una delle due racconta: «Ho avuto una crisi di identità in un periodo della mia vita. Mi sono alzata una mattina e avevo la consapevolezza di volere accanto a me una donna che amavo. Oggi siamo unite in matrimonio».

La diversità in fondo non esiste. Uomini e donne nutrono sentimenti (non importa per chi) e convolano a nozze per percorrere la strada della loro felicità.

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