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Le donne Afghane. Donne senza voce

Donne senza voce. Sono le donne Afghane precipitate nel buio della visione patriarcale, maschilista e violenta dei talebani. In Italia, dal nord al sud si sono riaperte le scuole di ogni ordine e grado. In Afghanistan dopo la pausa per il ritiro delle truppe americane pure. A scuola Sì, ma non tutti. Le donne No.

DONNE AFGHANE

In Italia il diritto allo studio vuol dire dare a tutti e tutte la possibilità di accedere all’istruzione, garantendo la qualità dell’apprendimento che ogni studente, maschio o femmina, riceve nel suo percorso.

In Afghanistan solo gli studenti maschi hanno fatto rientro in classe. Per le bambine e le ragazze, nella dimensione sociale dei talebani e nella rigorosa interpretazione restrittiva delle madrase taliban (le scuole coraniche), la scuola non è contemplata. L’Afghanistan è diventato un paese musulmano, profondamente conservatore e integralista, che rigetta i diritti che le donne afghane hanno a fatica conquistato nell’ultimo ventennio, sia pure di occupazione di potenze straniere.

DONNE AFGHANE

E così le donne non potranno più istruirsi e neppure insegnare. Donne senza voce che resteranno a casa insieme alle alunne. Donne senza voce, tagliate fuori dalla Vita, annullate, spersonalizzate, ridotte a nulla più che elementi secondari e subalterni della società maschilista talebana.

DONNE AFGHANE

Il governo, e per esso qualsiasi maschio in età adulta, potrà arrogarsi il controllo su di esse, perché restino lontane dai vizi e che rispettino le virtù del nuovo regime talebano.

Donne senza voce e senza volto

Dopo anni di progressi culturali e dopo avere guadagnato a fatica posizioni in tutti i contesti della vita sociale, s’è aperta una nuova era che purtroppo non lascia ben sperare per le donne afghane che vivono all’ombra dei talebani. Donne senza voce nel vero senso della parola. Per i talebani è peccato, e quindi vietato, cantare, suonare e ascoltare musica. Per tutti, uomini e donne.

 

L’Afghanistan è considerato il Paese peggiore al mondo in cui essere donna. L’adulterio, come in altri paesi mussulmani che interpretano restrittivamente la sharia (la legge coranica), è punito con la lapidazione ed è proibito indossare abiti occidentali.

DONNE AFGHANE

In Afghanistan sulle donne senza voce è tornato a calare il burqa, a togliere loro anche il volto.

Introdotto nel 1890 durante il regno di Habibullah Kalahani che lo impose alle 200 donne del suo harem in modo tale da “non indurre in tentazione” gli uomini quando esse si fossero trovate fuori dalla residenza reale. Ne esistono di due tipi: il primo è una sorta di velo fissato al capo che copre l’intera testa, permettendo di vedere solamente attraverso una finestrella all’altezza degli occhi e che lascia gli occhi stessi scoperti, o che lascia scoperti occhi e bocca, che rimane però coperta da una sorta di mascherina. L’altra forma, chiamata anche burqa completo o burqa afghano, è un abito, solitamente di colore nero o blu che copre sia la testa sia il corpo. All’altezza degli occhi può anche essere posta una retina che permette di vedere parzialmente senza scoprire gli occhi della donna. (fonte Wikipedia).

E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi, sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare. (Sūra XXIV:31)

Chiuse in casa a fare figli

Le donne in Afghanistan sono diventate solo oggetti e tutti i diritti sono loro negati.

Ci sono ragazze che sono state uccise solo perché indossavano un paio di jeans o perché facevano un lavoro da uomo, come Zahira o come Banu Negar incinta di otto mesi, perché di mestiere faceva la poliziotta. Le donne non hanno voce e non possono praticare sport, come Zakia Khudadadi atleta di taekwondo di Herat, che dopo essersi qualificata per le paralimpiadi di Tokio 2020 è stata bloccata dai talebani. È riuscita comunque a parteciparvi, arrivando a Parigi attraverso Dubai e poi da lì in Giappone. Non ha vinto ma solo per il fatto di essere stata a Tokio per lei è una vittoria.

Queste sono storie di donne senza voce, che non appartengono al passato ma sono di qualche settimana fa; perché nella loro furia islamista i talebani non riescono neppure a concepire che le donne siano portatrici degli stessi diritti degli uomini.

Le donne afghane non possono studiare, lavorare, praticare sport, partecipare alla vita sociale e politica del paese.

DONNE AFGHANE

In coro queste donne senza voce, con il loro assordante e imposto silenzio, gridano che i talebani sono senza pietà e che distruggeranno tutto. Donne senza voce ma pronte a difendere i loro diritti, a scendere in piazza se necessario, ad invocare l’intervento dell’Occidente.

Oggi, appare chiaro come la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci su una parte dell’Islam, quello conservatore e retrogrado, e sui Talebani aveva intuito bene: «C’è molto sole nei paesi dell’Islam: un sole bianco, violento, che acceca. Ma le donne mussulmane non lo vedono mai: i loro occhi sono abituati all’ombra come gli occhi delle talpe. Dal buio del ventre materno esse passano al buio della casa paterna, da questa al buio della casa coniugale, da questo al buio della tomba».

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